Il Benin è uno dei Paesi africani tristemente noti per la situazione economica e socio-sanitaria precaria della sua popolazione costretta sovente a vivere in condizioni di indigenza.
La condizione dei bambini è particolarmente critica e per questo la Fondazione ha ritenuto importante intervenire a sostegno dell’Ospedale “La Croix” di Zinviè, attraverso un duplice intervento.
Pasto energetico per i bambini ricoverati
Il reparto “Pediatria” dell’Ospedale di Zinviè ospita mediamente circa 50 bambini per cui non è prevista, tra le cure ospedaliere, la cena per i degenti, con le terribili conseguenze che la malnutrizione può avere su bambine e bambini già malati.
La Fondazione, dal 2006, contribuisce a provvedere all’alimentazione dei piccoli ospiti della struttura fornendo un pasto energetico giornaliero.
Costruzione del reparto di Neonatologia
“Il meglio di Te” ha inoltre contribuito finanziariamente alla realizzazione di un importante progetto all’interno dell’ospedale La Criox di Zinviè: la ristrutturazione e l’ampliamento del reparto di neonatologia (nido e terapia intensiva), struttura fondamentale per far venire al mondo in modo sano tante bambine e bambini, altrimenti fortemente a rischio.
Come nasce il progetto Benin – Il racconto della nostra Presidente
“Quando nel luglio 2005 – racconta Fulvia Russo, Presidente della Fondazione – sono stata per l’ultima volta a prestare la mia opera di volontariato in ospedale assieme a Bruna Tramontano ci siamo letteralmente “industriate”, e non è stato facile, credetemi per aiutare i bambini, soggetti più fragili in un Paese in difficoltà. Per la maggior parte infatti non parlano il francese, ed è stato difficile intrattenerli durante la giornata, insegnando loro a disegnare, a cantare, ad incollare puzzle su libri di favole, tipo cappuccetto rosso e la bella addormentata nel bosco.
Molti di questi bambini non avevano mai visto un libro e non sapevano che esistessero i pastelli colorati, i primi giorni è stato un assedio, perché sia i bambini , ma soprattutto le loro mamme, avrebbero voluto strapparci letteralmente dalle mani tutto quello che portavamo loro.
Abbiamo letto, in chiave psicologica, Bruna ed io, questa voglia di possesso. In realtà questa è voglia di sapere, conoscere ed immergersi nella nostra civiltà, anche attraverso piccolezze. Si tratta di persone che non hanno avuto mai nulla, non hanno conosciuto nulla della vita di noi occidentali, delle nostre abitudini e del nostro benessere.
Ma come potrebbero. A loro mancano i beni essenziali della vita, il cibo, un letto per dormire, il vestiario. Fanno una gran pena. Li vedi scalzi, con magliettine strappate e tanto più grandi di loro magari prese a prestito; li vedi guardarti con quegli occhi di pietà e di richiesta continua.
Hanno sete di avere, hanno sete di sapere vogliono prendere tutto quello che è possibile prendere con l’avidità di chi è affamato, denutrito, dove la miseria ha lasciato spazio ad una debolissima speranza, e quella speranza per loro siamo noi.
Volete condannarli per questo? Volete abbandonarli? Io non me la sento, sono con loro e lo sarò sempre e proprio dopo avere visto quegli sguardi patiti, quei corpicini denutriti, che ho chiesto al responsabile dei Camilliani cosa altro noi della Fondazione avremmo potuto fare di concreto e tangibile per loro.
Mi hanno spiegato che, secondo le regole dell’ospedale, gli ammalati devono provvedere a procurarsi il cibo, perché non è previsto che anche il pasto sia in dotazione, così come in tutti gli altri ospedali del posto. Solo i cinquanta bambini della pediatria ricevono un pasto giornaliero, che viene offerto alle 12, l’unico momento in cui i bambini hanno qualcosa da mangiare. Nonostante ciò, durante il mio soggiorno ho visto morire per denutrizione due ragazzi del reparto.
Ho offerto l’aiuto della Fondazione per provvedere anche alla loro cena, il cui costo mensile mi è stato quantificato in 550 euro al mese per tutti i 50 bambini del reparto.
Il nostro aiuto è partito già dal mese di gennaio 2006 e da allora abbiamo provveduto ad inviare all’Ospedale di Zinviè la somma di 1650,00 euro ogni trimestre.
Ai nostri sostenitori rivolgiamo quindi un appello: dateci la forza per portare avanti con esito positivo e duraturo questo aiuto”.
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